Viganò si dimette ma non chiede perdono, al contrario…

Excusatio non petita, accusatio manifesta, “Scusa non richiesta, accusa manifesta“.

Quando abbiamo chiesto le dimissioni di mons. Viganò a seguito della gravità dei fatti e della disonesta iniziativa da lui orchestrata, leggere qui i fatti, non intendevamo “vendicarci”, e neppure godere e giubilare dei fatti accaduti, né tanto meno delle sue dimissioni, che a certi livelli sono solo pene e pianti per la Sposa di Cristo!

Ecco le parole ufficiali della Santa Sede:

  • “Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia di Mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione (SPC).
  • Fino alla nomina del nuovo Prefetto, la SPC sarà guidata dal Segretario del medesimo Dicastero, Mons. Lucio Adrián Ruiz.

Per consultare la lettera di Mons. Viganò e la risposta del Santo Padre, cliccare qui: Lettera Mons. Viganò; Lettera Santo Padre.” (qui il link anche alle due lettere).

Direte voi: “ma non siete mai contenti! Si è dimesso, che altro volete?”

Noi vogliamo semplicemente questo: laddove lo scandalo è stato pubblico, pubblica deve essere fatta l’ammenda. Lo insegna il Vangelo, e tutta la patristica a riguardo delle richieste di condono, non siamo “noi a pretenderlo”, è il concetto di giustizia sulla quale si fonda il fatto che: se hai dato pubblicamente uno scandalo, pubblicamente devi correggere l’errore.

Noi non siamo contenti proprio di nulla!! Nel leggere la Lettera ufficiale indirizzata a papa Francesco da parte di Viganò, non c’è alcuna ammenda, non c’è alcuna accusa nei confronti dello scandalo dato, non c’è alcuna richiesta di perdono soprattutto a Benedetto XVI per aver tentato di prenderlo in giro, e neppure a Francesco per averlo “tirato” in ballo, sperando così in un apprezzamento.

E questo “apprezzamento” c’è stato… Papa Francesco è stato così misericordioso da sottolineare, nella sua risposta, che avrebbe rifiutato volentieri queste dimissioni, e così lo sposta solo d’ufficio, senza alcun accenno ai fatti accaduti, senza porre rimedio allo scandalo dato.

La valenza delle “dimissioni” che si richiedono in questi casi, e con sacerdoti coinvolti, deve essere UNA PENITENZA non una sorta di premio:

Le chiedo di proseguire restando presso il Dicastero, nominandola come Assessore per il Dicastero della comunicazione per poter dare il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto..

Sembra più una medaglia al valore sul campo, anziché una penitenza e un modo di riparare il grave danno fatto alla Chiesa stessa, e per la pessima testimonianza resa in campo professionale davanti ai giornalisti, dando loro un testo contraffatto.

Viganò nella sua Lettera non accenna minimamente ai fatti e neppure alle responsabilità avute, anzi, ne esce quasi vittima “sacrificata” perché, ecco le sue parole:

  • “…questo mio “farmi in disparte” ….la Chiesa e il suo cammino possa riprendere con decisione guidata allo Spirito di Dio.”

E così si dimenticherà velocemente il danno morale inflitto anche a  Benedetto XVI, innanzi tutto, per aver tentato di estorcere, con l’inganno, una Prefazione ad una collana teologica eretica…. per la qual cosa, infatti, nella Lettera di Viganò e nella risposta di Francesco, non vi è alcun accenno; e poi per averlo costretto a rifiutare di fare una Prefazione ad una collana di libri in cui si parla del magistero di Bergoglio.

Viganò ne esce come martire, spinto a “farsi da parte” non per aver sbagliato,  ma perchè si sono sollevate “contro di lui molte polemiche…” circa l’operato, senza specificare quale fosse stato questo “operato”, nel mentre lo rinchiude in una opera meritoria riguardo alla Riforma, ecco le sue parole:

  • “.. in questi ultimi giorni si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di là delle intenzioni, destabilizza il complesso e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale, compiere il tratto finale.”

Come sarebbe a dire “al di là delle intenzioni??” Gli fa eco papa Francesco che parla di UMILTA’ per questo “farsi da parte” tanto da premiarlo…

E allora, è chiaro che noi non ci siamo mai fatta alcuna illusione riguardo il finale che questa storia avrebbe avuto, ma la tempestività di correre ai “ripari” (effetto non concesso da cinque anni a Padre Stefano Manelli, ancora chiuso agli arresti domiciliari per non aver commesso alcun fatto, vedi qui), senza chiedere scusa, senza alcun riparo allo scandalo dato, la dice lunga sul come ben s’intendono tutti loro, fra di loro.

Una cosa è certa: quando si è trattato il caso del Vescovo in Cile, vedi qui, alla insistente richiesta di dimissioni da parte di questo Vescovo (protetto da Bergoglio), il papa ha insistito più volte affermando che, pur avendogli consegnato la richiesta di dimissioni, lui non le accetterà MAI, almeno che non ci siano prove schiaccianti, altrimenti “sono chiacchiere e DIFFAMAZIONE“, e su queste NON AVREBBE MAI DIMESSO NESSUNO.

Ci pare evidente che – nel caso Viganò – egli abbia riscontrato che non ci sono chiacchiere o diffamazione, ma un fatto grave che però ridimensiona, perdonando e premiando, senza richieste di perdono a nessuno, nemmeno a Benedetto XVI, al quale si voleva estorcere una prefazione ad una raccolta di testi eretici, che promuovono la presunta teologia – inesistente – di Bergoglio.. In una cosa è coerente, papa Francesco, continua a punire i giusti, mentre premia i corrotti; come a dire è forte coi deboli, e debole coi forti.

E – nella neochiesa del volemosebbene – vissero tutti felici e contenti!

AGGIORNAMENTO DI OGGI 22 marzo da La Nuova Bussola:

Viganò, dimissioni “soft”. Benedetto è il vero obiettivo

Dopo lo scandalo della lettera di Benedetto XVI e della foto manipolata, monsignor Viganò si dimette da “super-ministro” della Comunicazione, ma papa Francesco gli lascia un posto nello stesso Dicastero. Ma la vicenda personale di Viganò rischia di distogliere dalla vera partita che si sta giocando, la battaglia sulla morale e sui sacramenti, due capisaldi della fede cattolica.
– NIENTE SCUSE A BENEDETTO XVI, ECCO PERCHÈdi Riccardo Cascioli
– IL TEOLOGO CHE “ODIAVA” RATZINGER, di Luisella Scrosati

Da cosa nasce infatti tutto l’imbroglio? Dal tentativo di affermare una lettura teologica del pontificato di Francesco in aperta contrapposizione con il magistero di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II facendola sponsorizzare proprio da papa Ratzinger, in nome di una presunta continuità. Un progetto perverso, che il Papa emerito ha immediatamente smascherato rifiutando di prestarsi all’operazione e facendo chiaro riferimento a uno dei protagonisti dei “volumetti” incriminati, quel Peter Hünermann del cui pensiero riferiamo nell’articolo di Luisella Scrosati (clicca qui). Ma certo non è il solo: basti ricordare che tra gli autori chiamati a celebrare il pontificato di Francesco c’è anche l’italiano Aristide Fumagalli, noto per le sue posizioni pro-gender.

Tutto perciò era stato costruito per poter annunciare al mondo che Benedetto non solo è il primo sostenitore di papa Francesco, ma ne condivide le linee teologiche secondo l’interpretazione data dai teologi chiamati a dar vita alla collana di 11 libretti al centro della vicenda. Sarebbe stato il delitto perfetto: Benedetto XVI che supporta una visione della morale e dei sacramenti in aperta contraddizione con quanto aveva sostenuto per decenni, prima da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e poi da Papa. Avesse firmato uno scritto secondo le intenzioni di Viganò, Benedetto XVI si sarebbe screditato da solo.

Si è trattato di un vero e proprio agguato, tanta è la considerazione e il rispetto per il Papa emerito. E infatti, nella lettera di dimissioni di monsignor Viganò neanche una parola di scuse nei confronti di papa Ratzinger, che è stato vergognosamente trascinato contro la sua volontà in questa tempesta mediatica. Al contrario, il “cerchio magico” è subito sceso in campo a sostegno di monsignor Viganò e soprattutto dell’operazione che punta a stravolgere la dottrina. Da Alberto Melloni ad Andrea Grillo (grande estimatore di Hünermann) è stato tutto uno sparare su Benedetto XVI; i puntuali appunti del Papa emerito all’attività anti-magistero di Hünermann ridotti a diatriba teologica, le bugie di Viganò elevate ad atto di carità nei confronti di Benedetto XVI. Una menzogna dopo l’altra. Il problema va ben oltre Viganò.

7 pensieri riguardo “Viganò si dimette ma non chiede perdono, al contrario…

  1. Quanta tristezza, quanta pazienza ci vuole! Ma è il caso di pensare alla toppa sullo strappo. Non vedo altro. E tanta preghiera al povero Benedetto XVI usato, abusato, strattonato e poi neppure un rigo di scuse, neppure da Bergoglio. Tristezza per questi, pazienza in Benedetto.

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  2. NOn diamo più l’8 per mille, per cui poi dovrà andare a lavorare fisicamente (come tutti i padri di famiglia!) questa serpe; essi si ammantano di falsa innocenza e purezza come gli agnelli, ma dentro sono lupi rapaci. Prima o poi arriverà anche per loro il GIUDIZIO DIVINO!

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  3. L’username che porto lo dice chiaro e vi riporto il breve dialogo tra il Marchese del Grillo e Pio VII per la scena della corruzione ai danni di Piperno:
    Papa Pio VII: Onofrio, come papa e come capo della Chiesa di Cristo misericordioso, commuto seduta stante i trenta giorni di fortezza…
    Marchese del Grillo: Grazie, grazie.
    Papa Pio VII: …in trenta pateravegloria da dirsi trenta volte per trenta giorni consecutivi.
    Marchese del Grillo: Ecco… allora era meglio anna’ in fortezza!

    Bastava questa penitenza a Dario Viganò per bilanciare i danni fatti “a Piperno”, che siamo tutti noi, e a Benedetto XVI, qui nelle vesti di Pio VII.
    Ad ogni modo è evidente che se uscisse allo scoperto la prima lettera di Viganò consegnata a Benedetto per accompagnare il dono della collana eretica, si capirebbero meglio come le parole dello stesso grande papa incarcerato per sua stessa volontà, ritirato nel monastero, non sostengono affatto la teologia di Bergoglio. Viganò è un corrotto, ma i suoi superiori non sono da meno, tanto che lo applaudono e lo ringraziano per aver cercato di corrompere Benedetto XVI, anche se il gioco non è loro riuscito.

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  4. @Onofrio Marchese.

    Benedetto XVI non è più papa – questo l’effetto oggettivo della sua Declaratio, secondo il senso vincolante inteso da lui e recepito dai cardinali presenti in concistoro il giorno della sua rinuncia, senso confermato dalla sua viva parola a Castel Gandolfo, nel tardo pomeriggio del 28 Febbraio 2013: “Non sono più Pontefice Sommo della Chiesa Cattolica; fino alle otto di sera sono ancora, poi non più”.

    Francesco è papa – giudizio infallibile “de fide tenenda” sul fatto dogmatico della sua valida elezione.

    ________________________________________

    RISPONDIAMO DA QUI

    Gentile Maurilio,
    la pazienza di Dio è infinita, la nostra no, dobbiamo imparare e lei ci sta aiutando molto 😉

    Il suo messaggio è pertanto censurato perché la seconda parte è zeppa di sue opinioni personali alle quali abbiamo già in parte risposto in privato ad un altro messaggio chilometrico (sempre sul caso Viganò), mentre lei continua ad ignorare i fatti e che non sono assolutamente come lei li esprime.

    Cordialmente, lo Staff di “cronicas…”

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    1. A’ Maurìlio scusa sai, ma andove vedi scritto che ho detto Francesco nun è papa? Ma sai legge? Se il resto del messaggio era così, hanno fatto bene a cestinarlo. Nun so entrato nei commenti con questo username per nulla, perché Onofrio è proprio il mio, ma il marchese del film è molto istruttivo: Quanno se scherza, bisogna èsse’ seri!
      diceva er Marchese!
      In più c’aveva ragione la pora marchesa quando il Marchese figlio si allea coi francesi, e ne scaturisce questo breve dialogo che ti suggerisco di meditare bene:
      – Marchesa: Noi non abbiamo bisogno d’aria nuova, caro Onofrio, e le finestre de ‘sto palazzo resteranno chiuse finché er Papa non sarà tornato.
      – Marchese del Grillo: E allora passerai il resto della tua vita al buio, mamma, perché ricordati che il futuro è nelle mani dei Francesi e in quelle di Napoleone che li guida.
      – Marchesa: No. Il nostro futuro è nelle mani del Signore, e quel Napoleone che guida i Francesi, come dici tu, finirà presto o tardi col culo per terra, e ricordati tu invece che morto un Papa, se ne fa sempre un altro!

      e mò è più chiaro?

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  5. post successivo: il Viganò ha pubblicamente peccato contro il 8° comandamento, sapendo di farlo (giurando a danno del suo prossimo, dicendo il falso ecc…) e dovrebbe fare pubblica ammenda, piuttosto che redigere una lettera sibillina, in cui si ritiene una vittima di fraintendimenti e sterili polemiche. E’ proprio il contrario: e come il lupo che cerca di giustificarsi del perchè ha la bocca sporca del sangue della preda divorata.
    ANCOR DI PIU’ ! Dovrebbe fare pubblica ammenda il suo7suoi “burattinaio” che ha/hanno tirato il sasso nascondendo la mano; ha/hanno mandato aventi il proprio galoppino fantoccio, ma si è ben guardato poi di epurarlo visto che il predetto fantoccio potrebbe rivoltarglisi contro e lui/loro fare la figura indecorosa di Sarcosy con Gheddafi in questi giorni.

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