Catechesi sulle Parabole: La Parabola del giudice e della vedova. 1 Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2 «In una città viveva un giudice, che non temeva …Altro
Catechesi sulle Parabole: La Parabola del giudice e della vedova.

1 Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2 «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3 In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4 Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5 dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6 E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7 E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8 Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». (Luca 18,1-8)

Insegnamento - Messaggio teologico:
Esortazione alla preghiera insistente e fiduciosa.

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La parabola del giudice e della vedova, o parabola della vedova insistente, o parabola del giudice iniquo, è riportata in Lc 18,2-5, ed è propria dall'evangelista Luca. La pericope è normalmente delimitata come Lc 18,2-5, poiché il versetto precedente e quelli immediatamente successivi sono intimamente legati alla parabola stessa.

Secondo quanto lo stesso evangelista afferma immediatamente prima, insegna la "necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai" (v. 1).

Nei versetti successivi alla parabola, poi, Gesù spiega un altro significato della parabola: Dio farà giustizia prontamente ai suoi eletti (cfr. vv. 7-8).

Contesto

La parabola si trova nella sezione in cui l'evangelista narra il viaggio di Gesù verso Gerusalemme (Lc 9,51-19,27), e più specificamente nella sua seconda parte (13,22-18,30).

Ancora più in dettaglio, si colloca all'interno di una raccolta di detti (17,11-18,14) a carattere escatologico:

- la sezione inizia con la pericope dei dieci lebbrosi (17,11-19);

- essa prosegue con un brano chiamato piccola apocalisse, che riguarda l'avvento finale del regno (17,20-37);

- infine sono riportate due parabole, quella appunto del giudice e della vedova (18,1-8) e quella del fariseo e del pubblicano (18,9-14), che sottolineano ambedue l'importanza della preghiera perseverante e umile per l'attuazione del regno.

Il tema prettamente lucano del ritardo della parusia influenza la parabola.

La parabola è simile a quella dell'amico importuno (Lc 11,5-8).

Significato

Le parole che introducono la parabola attestano che originariamente essa veniva usata per inculcare la necessità di pregare in modo costante e fiducioso. Questo taglio di lettura fa leva sull'atteggiamento della vedova, che non si scoraggia per i rifiuti ricevuti e alla fine, con la sua insistenza, ottiene ciò che le sta a cuore.

Nella sua forma attuale invece la parabola è utilizzata per spiegare il ritardo della parusia. Questo è un problema tipico della comunità di Luca e della Chiesa primitiva. Richiamando il comportamento del giudice iniquo che, nonostante il lungo ritardo, interviene a favore della vedova insistente, Gesù esorta a mettere in conto un lungo periodo di attesa, sottolineando che anch'esso ha una sua ragione di essere. Se il Signore ritarda, ciò è segno non di indifferenza, ma di misericordia, perché Dio vuole dare a tutti una possibilità di convertirsi.

La piccola apocalisse (17,20-37) è marcata dalle due domande sul quando (17,20) e sul dove (17,37) della venuta del Regno, domande a cui Gesù non aveva risposto: la parabola allora risponde che, anche se il tempo e il luogo della venuta del Signore rimangono sconosciuti, è certo che ritornerà: perciò bisogna aspettarlo con fede umile e perseverante.

Il credente non deve quindi prendere il ritardo della parusia come scusa per lasciarsi andare agli affari mondani, cadendo così nell'apatia spirituale e nel torpore. Nel tempo dell'attesa gli eletti devono invece continuare a gridare giorno e notte per ottenere che Dio faccia loro giustizia, anche se ciò avverrà solo quando Dio lo crederà opportuno. La loro preghiera ha dunque come oggetto la venuta finale del regno di Dio, inteso come un regno di giustizia e di pace per tutta l'umanità.

Altri autori individuano nell'avverbio "prontamente", che connota il far giustizia di Dio (v. 8) il punto focale della parabola, in contrapposizione al fatto che il giudice fa giustizia in un "poi", cioè dopo un certo tempo (cfr. v. 4).

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Le fonti sono state prese da Cathopedia

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