Incoronata Boccia: una giornalista che ha tutto il nostro plauso

ABORTO | CR 1844

Incoronata Boccia: una giornalista che ha tutto il nostro plauso

di Roberto de Mattei

Mentre divampava la polemica per un emendamento al decreto PNRR proposto da “Fratelli d’Italia”, che potrebbe aprire la strada all’ingresso delle associazioni pro-vita nei consultori, una giornalista della Rai ha avuto il coraggio di esprimersi sull’aborto con parole che nessun esponente politico della maggioranza ha osato pronunciare.

La giornalista è la vicedirettrice del Tg1 Incoronata Boccia, apprezzata da tutti per il suo talento professionale. Quando, il 20 aprile, nel corso della puntata di Che sarà, il programma di Rai 3 condotto da Serena Bortone, si è aperta una discussione sul tema controverso dell’applicazione della legge 194 sull’aborto, la vicedirettrice del Tg1, presente nello studio con altri ospiti, ha affermato: «Sto per pronunciare parole che mi rendo conto sono forti, e lungi da me giudicare le persone, le storie. Ma si giudica il principio. Stiamo scambiando un delitto per un diritto. Qua si ha paura di dire – persino la politica ce l’ha – che l’aborto è un omicidio». Tra il disorientamento generale, la giornalista ha così continuato: «C’è poco da sorridere. Non l’ho detto io. Quando è stato conferito il Premio Nobel per la Pace a Madre Teresa di Calcutta hanno tremato i potenti della Terra perché quando le fu fatta la domanda su quale fosse il più grande peccato, il più grande dramma dell’umanità, con coraggio quella piccola donna disse “L’aborto”, e non la guerra o la fame nel mondo, come tutti si aspettavano».

Le parole di Incoronata Boccia hanno rotto la cappa di omertà che regna tra destra e sinistra sulla legge 194, da tutti difesa, malgrado il suo contenuto criminale. Feroci sono state le accuse mediatiche nei confronti della coraggiosa giornalista e scarsa la solidarietà da lei ricevuta, soprattutto da parte del mondo cattolico. Eppure, applicando all’aborto i termini di “delitto” e “peccato”, Incoronata Boccia non ha fatto che ripetere quanto hanno ripetutamente affermato due tra i più popolari pontefici degli ultimi decenni, Giovanni Paolo II e Francesco.

Nella Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della fede Dignitas infinita dell’8 aprile 2024, approvata da papa Francesco, leggiamo che, quanto riguarda l’aborto, «la Chiesa non cessa di ricordare che “la dignità di ogni essere umano ha un carattere intrinseco e vale dal momento del suo concepimento fino alla sua morte naturale…”» (n. 47). Citando l’enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II (25 marzo 1994), papa Francesco afferma che «nessuna parola vale a cambiare la realtà delle cose: l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita» (ivi).Nell’Evangelium Vitae Giovanni Paolo II, canonizzato da papa Francesco, definisce l’aborto «peccato di particolare gravità» (n. 55), «omicidio» (n. 58), «delitto abominevole» (n. 58), «crimine», «che nessuna legge umana può pretendere di legittimare» (n. 73).

Gli abortisti rifiutano di considerare il frutto del concepimento come un essere umano, ma la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede nella sua Dichiarazione sull’aborto procurato del 18 novembre 1974, approvata da Paolo VI, ricorda che «dal momento in cui l’ovulo è fecondato, si inaugura una nuova vita che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto. Non sarà mai reso umano se non lo è stato fin da allora. A questa evidenza di sempre (perfettamente indipendente dai dibattiti circa il momento dell’animazione), la scienza genetica moderna fornisce preziose conferme. Essa ha mostrato come dal primo istante si trova fissato il programma di ciò che sarà questo vivente: un uomo, quest’uomo individuo con le sue note caratteristiche già ben determinate. Fin dalla fecondazione è iniziata l’avventura di una vita umana, di cui ciascuna delle grandi capacità richiede tempo, per impostarsi e per trovarsi pronta ad agire».

L’Istruzione Donum Vitae del 22 febbraio 1987, approvata da Giovanni Paolo II, dopo aver richiamato gli insegnamenti contenuti nella Dichiarazione sull’aborto procurato del 1974, afferma che nello zigote derivante dalla fecondazione si è già costituita l’identità biologica di un nuovo individuo umano. «Certamente nessun dato sperimentale può essere per sé sufficiente a far riconoscere un’anima spirituale; tuttavia le conclusioni della scienza sull’embrione umano forniscono un’indicazione preziosa per discernere razionalmente una presenza personale fin da questo primo comparire di una vita umana: come un individuo umano non sarebbe una persona umana? Il Magistero non si è espressamente impegnato su un’affermazione d’indole filosofica, ma ribadisce in maniera costante la condanna morale di qualsiasi aborto procurato. Questo insegnamento non è mutato ed è immutabile. Pertanto il frutto della generazione umana dal primo momento della sua esistenza, e cioè a partire dal costituirsi dello zigote, esige il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all’essere umano nella sua totalità corporale e spirituale. L’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita».

L’aborto è un delitto aggravato dal fatto che l’essere innocente, massimamente indifeso, che viene messo a morte, è ucciso da chi lo ha messo al mondo e avrebbe il dovere di difenderlo e di aiutarlo a sviluppare la sua vita naturale e soprannaturale. Questa è la dottrina morale della Chiesa, che non contraddice la scienza, ma la rispetta e trova conferma in essa. Incoronata Boccia ha avuto il merito di ricordarlo e ha tutto il nostro plauso.

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