Il problema del millenarismo e la sua soluzione

Con la generosa autorizzazione del titolare del copyright, pubblichiamo questo eccellente testo del venerato padre Martino Penasa (+), Padova. Riteniamo opportuno prendere le distanze dalla sua opinione sulla resurrezione generale di tutti i morti alla fine del millennio, in quanto non è contemplata né dalla Scrittura né da sant'Ireneo (Contro le eresie, 5,32,1 e 5,34,1). La "risurrezione dei giusti" (Mt 22,31) è la risurrezione dei buoni, dei santi in cielo, che secondo sant'Ireneo avverrà alla venuta di Cristo, alla sconfitta dell'Anticristo. Così, la doppia venuta di Cristo nella Parusia Intermedia e nella Parusia Finale (dopo il millennio) è associata a una risurrezione, quella dei giusti e, alla fine, quella dei morti, dei morti nello spirito.
Il termine "Parusia Intermedia" (Venuta Intermedia) coniato da Penasa non è forse una scelta felice; si contrappone al termine "Parusia Finale", che si colloca alla fine del millennio e a cui è associata la resurrezione generale dei morti. La Venuta del Signore, il Suo Avvento, la "Parusia Intermedia" di Penasa è in genere giustamente chiamata dalla Chiesa LA Parusia, perché sarà il momento decisivo della vittoria sulla morte e sul diavolo, senza entrare in ulteriori distinzioni. Tuttavia, il concetto non è del tutto sbagliato, poiché ci sarà un momento di giudizio e di resurrezione sia prima che dopo il Millennio.

MILLENNIO FELICE E MILLENARISMO NEI MANUALI DI TEOLOGIA
P. Martino Penasa, Il ritorno di GESU è alle porte? © 1999 by Edizioni Segno

La dottrina del millennio felice viene confusa nei manuali di teologia con il problema del millenarismo. È bene chiarire un po' le idee. Allo scopo, prendo in esame un testo molto rappresentativo: quello della "SACRAE THEOLOGIAE SUMMA", in 4 volumi, dei Professori delle Facoltà teologiche della Compagnia di Gesù in Spagna (Madrid, 1962, 4.ediz.). Ivi, nel trattato "De Novissimis", IV volume, p. 1022 ss., è proposta la tesi seguente: "Qualsiasi tipo di millenarismo si deve respingere,... non perché contenga in sé qualcosa che ripugni, ma perché di fatto non è conforme alle fonti". Per provare ciò, viene esposta la dottrina della Chiesa, della S. Scrittura, e della Tradizione patristica. Seguiamo la nostra Somma, passo per passo.

LA DOTTRINA DELLA CHIESA

a) Aspetto negativo.

Dice il testo: "La Chiesa nei suoi documenti non ricorda mai il regno millenario di Cristo". Questo è vero. Ma lo fa solo per prudenza; a causa delle questioni sorte nei primi secoli, con gli errori del millenarismo grossolano e del millenarismo mitigato, che ammettono una venuta fisica di Gesù sulla terra, visibile e continuata, con capitale fissa: a Gerusalemme, p. es., o in Vaticano; con regno o governo, simile a quello dei regnanti terreni. Il primo ammette anche i piaceri carnali; perciò è eretico; l'altro, no. È conseguenza del grande errore di S. Agostino. Il Concilio è venuto apposta per portare a rivedere e correggere. Perciò si corregga!

b) Aspetto positivo.
Il nostro testo ricorda la risposta del S. Officio alla domanda: "Che si deve pensare del millenarismo mitigato?". Essa suona così: "II sistema del millenarismo mitigato non si può insegnare come dottrina sicura". Per causa delle molte incognite che contiene: finché non saranno risolti i punti oscuri, non è possibile pronunciarsi con sicurezza. Questa sentenza riguarda principalmente il sistema proposto dal Gesuita P. Manoel Lacunza y Diaz, cileno, nel secolo scorso, e ripreso di nuovo durante la guerra nazista.
Il nostro sistema, proposto in questo commento, differisce sostanzialmente, perché rispetta strettamente i testi scritturistici su cui si basa: Gesù si arresta nell'atmosfera e là raduna i suoi, provenienti dal Cielo (cfr. Mt. 24,27-31), dagli Inferi (Purgatorio e Limbo: cfr. 1 Ts. 4,13ss), e dalla terra, da dove ritira i suoi, ancora vivi in carne ed ossa (cfr. 1 Ts. 4,15-17). Sulla terra si opera una purificazione simile al diluvio antico (cfr. Mt. 24,37-41); poi i sopravviventi vi tornano, per ripopolare il globo; mentre, all'ora giusta, Gesù col suo corteo ritorna in Cielo. Sulla terra, rimane il suo Regno spirituale, che è la S. Chiesa cattolica, in condizioni ben diverse da prima: ora (la Chiesa) ha vinto il mondo, caratterizzato dalla razionalità incredula e ribelle; come a Pentecoste aveva vinto Satana, col suo peccato; e come alla fine vincerà la carne, con la sua materialità e la sua morte. S. Paolo e tutte le Scritture sottolineano questi fattori e queste distinte vittorie (Satana: Gv 12,31; il mondo: Ap 19; la carne: 1 Cor 15,26).

c) Aspetto positivo complementare.
La nostra "Somma" dimentica gli interventi del Magistero Ecclesiastico, per guidare l'esegesi attuale, affinché porti a risultati sicuri. Ce n'è un bisogno estremo, specie nei passi escatologici, che sono i più difficili.
L'Enciclica "Providentissimus Deus" di Leone XIII, che in esegesi ha la stessa importanza della "Rerum novarum" nella questione sociale, dice così riguardo ai passi ancora dubbi e incerti della Scrittura, specie quelli di valore determinante nelle questioni teologiche (Ench. Bibl. n.109): "Nei passi della Divina Scrittura, che ancora non hanno avuto una spiegazione adeguata, può avvenire, per soave disposizione della divina Provvidenza, che il lavoro preparatorio (degli esegeti) porti la Chiesa a maturare il suo giudizio". Lo dice per incoraggiare gli esegeti; ma anche per mostrare la prassi della S. Sede, che è quella di attendere finché gli esegeti non abbiano dissodato il terreno, prima di pronunciarsi nei passi determinanti in questioni gravi. Tale è appunto il passo del cap. 19 dell'Apocalisse per la questione del millennio. Questo valga per confutare coloro che sostengono che la Chiesa si è già pronunciata definitivamente in questa materia. Nessuno dirà che il passo citato non è più oscuro...! Inoltre, la stessa Enciclica ricorda ai teologi che nelle tesi devono accostarsi e attenersi di più alla Parola di Dio, specie quella scritta, per rinnovare la loro disciplina.
Dietro il papa Leone ripetono questo tutti i documenti successivi, come una litania. Il più autorevole è la "Dei Verbum" del Concilio che dice al n. 24: "Le Sacre Scritture contengono la parola di Dio, e, perché ispirate, sono veramente parola di Dio; lo studio delle sacre pagine sia dunque come l'anima della sacra Teologia".Quindi, niente pronunciamento definitivo; e quando verrà, sarà legato strettamente ai passi relativi della S. Scrittura, come Ap 19, Mt 24, ecc.
E quali sono i criteri per giungere ad una interpretazione valida di tali passi?
Una delle condizioni assolutamente richieste dal Papa è il rispetto dell'"analogia fidei", in virtù della quale sono del tutto da rigettarsi tutte le interpretazioni che entrano in collisione con delle verità già note e stabilite con sicurezza per tutti. Dio non si contraddice! Un altro criterio è quello di bandire in tutti i modi l'allegorismo esagerato", che disprezza e trascura il senso letterale, per sostituirlo con un senso accomodaticcio inventato a capriccio.
Così infatti dice la lettera ai Vescovi italiani del 20/8/41, Enc. Bibl., n. 524: "Fu un eccesso grave della scuola alessandrina" (guidata da Origene, ricordiamo!) di voler trovare dappertutto un senso simbolico, anche a danno del senso letterale e storico. Il senso spirituale o tipico, oltre che fondarsi sopra il senso letterale, deve provarsi, sia dall'uso di Nostro Signore, degli Apostoli o degli scrittori ispirati, sia dall'uso tradizionale dei Santi Padri e della Chiesa, specialmente nella santa liturgia, perché "lex orandi, lex credendi". Lo stesso documento ricorda poi (ibidem, n. 525) la regola stabilita da S. Tommaso e sancita e consacrata dai Sommi Pontefici: "Tutti i sensi si fondano su di uno solo, cioè quello letterale, dal quale soltanto si può ricavare un argomento teologico".
Come pure il principio raccomandato da papa Benedetto XV: "Si considerino con molta diligenza le parole stesse della Scrittura, affinché appaia con certezza che cosa voglia esprimere l'autore sacro" (ibidem).
Infine, insistono insieme S. Gerolamo, Leone XIII e Benedetto XV, dicendo:
"È dovere del commentatore, di esporre non il proprio parere, bensì ciò che intende dire colui ch'egli sta interpretando" (ibidem).
Questi criteri devono assolutamente essere tenuti presenti nella spiegazione del cap. 19
dell'Ap., che è quello che ha dato origine a tutto questo problema del millenarismo.

d) La Chiesa nel "sensus fidelium".

Gesù ha dato il compito di custodire e predicare la verità, ufficialmente, all'Alta Gerarchia della Chiesa: Papa e Vescovi. Ma ha effuso il suo Spirito in grado minore anche sul resto della Chiesa, di tutta la sua Chiesa militante. Questo soprattutto attraverso i suoi doni carismatici, che in origine erano frequentissimi e molto apprezzati. Ma anche oggi non mancano. Spesso servono da stimolo alla Chiesa docente, perché si interessi più vivamente di aspetti dimenticati o trascurati della dottrina cristiana.
Questo sta succedendo ora col problema escatologico! Grossi movimenti carismatici annunziano come molto prossimo il ritorno di Gesù, non per il Giudizio finale, ma per un Giudizio intermedio, simile a quello del Diluvio universale antico, che preparerà la terra al vero Regno dei Cieli, nella sua pienezza, come fu promesso in termini meravigliosi e lusinghieri dai Profeti antichi, specie Isaia (cfr. e. 11; 65; ecc.), dal Vangelo, dalle epistole e soprattutto dal c. 19 dell'Apocalisse.
Alludo al grande messaggio del S. Cuore attraverso la Menendez: "Chiedano con fiducia che sorga sul mondo il giorno del Re Divino, cioè il giorno del mio Regno universale": è questa richiesta di Gesù che ha provocato l'introduzione di tale attesa nella nuova Liturgia postconci-liare: lex orandi, lex credendi!".
Alludo all'enorme lavoro esegetico offerto da Gesù alla Chiesa per le mani di Maria Valtorta:"Vi ordino di credere a queste parole, ve lo ordino nella mia piena maestà di Dio e Maestro Divino, che può ordinare ai suoi sudditi, così come ordinò ai suoi Patriarchi e Profeti ciò che era da non farsi, e da credersi e da eseguirsi per essere suo popolo eletto... Vi ordino di crederlo: l'opera riporta esattamente il mio pensiero, le mie azioni, le manifestazioni mie, e le parole e le azioni di mia Madre, dei Dodici, e di chi si agitava intorno a me e a tutti. Prendete tranquilli l'opera, così come ve l'ho fatta dare. È giusta. Ed è soprannaturale".
Ivi c'è tutto un commento all'Apocalisse come preparazione esplicita alla prossima Parusia intermedia.
Alludo ancora ai numerosissimi messaggi della Madonna ai Sacerdoti del suo Movimento Sacerdotale Mariano, messaggi trasmessi attraverso il suo strumento, don Stefano Gobbi: è movimento mondiale, che ha suscitato grandi energie e fervori in tutta la Chiesa, di tutti i continenti, stringendo le fila attorno alla Celeste Condottiera che guida all'assalto contro Satana e tutti i suoi satelliti nel mondo, fino a schiacciargli definitivamente la testa, e così preparare il mondo alla seconda venuta del Signore nella sua Parusia intermedia.
Alludo ancora ...
Accanto a queste manifestazioni maggiori c'è una plèiade di manifestazioni minori, che tengono desta la coscienza dei fedeli più sensibili e fervorosi, che sanno rispondere positivamente agli appelli celesti. Per me, tutto questo ha il valore teologico del cosiddetto "sensus fidelium"... Esso esige, presso la Gerarchia, un rinnovato interesse e uno studio esauriente nelle fonti primarie (Scrittura e Tradizione) della dottrina della Parusia, ritoccando anche il catechismo, all'occorrenza.

PROVE DERIVANTI DALLA S. SCRITTURA

A questo riguardo la nostra "Somma" così si esprime (p. 1025): "La Scrittura non predice in nessun passo un regno millenario; anzi, benché non lo respinga esplicitamente, unisce la risurrezione generale dei morti e il Giudizio Universale, seguito immediatamente dall'esecuzione della sentenza, al fatto della seconda venuta di Gesù in un modo così stretto, che non lascia spazio ad un regno millenario".
Qui ci sono i due punti distinti:
1) nessun passo della Scrittura parla di un regno millenario;
2) la seconda venuta di Gesù e il Giudizio finale sono uniti così strettamente, che non c'è posto per il millennio.


1) - Ebbene, contro il primo punto c'è, in modo del tutto esplicito e solennissimo, il capitolo 19 dell'Apocalisse, con tutto ciò che lo precede e lo segue; e, in modo implicito, numerosissimi altri passi, di ambo i Testamenti, ai quali manca solo la cifra "mille", ma che hanno tutto il resto. Prescindendo da questi, possiamo fermarci al passo esplicito, che ha dato il nome al problema.
Essi lo annullano ricorrendo ad una spiegazione del tutto arbitraria, che non bada per nulla alle parole, anzi le contraddice in modo sfacciato. Si giustificano mediante il ricorso all'allegorismo spinto di Origene, propagandato da Eusebio di Cesarea nella sua "Storia Ecclesiastica" ed accettato anche da S. Agostino, in mancanza di meglio.
Ma noi abbiamo visto che il Magistero della Chiesa disapprovava fortemente un simile modo di fare esegesi, nominando espressamente la scuola di Alessandria, che fu la prima a dare il cattivo esempio, trascinata dalla fantasia sbrigliata di Origene.
La Chiesa esige che si rispetti in tutti i modi il senso letterale, così come risulta dalle parole usate dall'autore sacro. Vedi Ap 20,1-17. Per ben 6 volte viene nominato il millennio felice; e sempre con l'indicazione chiara del prima e del dopo, affinché nessuno si confonda circa la collocazione esatta del suo inizio e della sua fine: non inizia con la Redenzione e non termina con la fine del mondo, come vorrebbero i nostri teologi della "Somma", ripetendo la spiegazione degli allegoristi spinti: Origene, Eusebio di Cesarea, S. Agostino nella sua fase finale, e poi la maggioranza generale, solo perché lasciarono il problema cristallizzato, senza riesaminarlo con più serietà.
Il millennio inizia con la Parusia intermedia di Gesù e termina con lo scioglimento di Satana. Per prova rimando alle pagine precedenti di tutto il mio libro, ove appare la serie esatta dei vari sigilli: qui siamo al compimento del 7°, con punizione severissima dell'umanità ribelle, chiamata Babilonia la Grande, coi suoi cittadini, guidati dalla Bestia, dal Falso Profeta e dal Dragone, e con le Nozze dell'Agnello a favore della Sposa fedele, la Santa Chiesa di Dio, la Gerusalemme Celeste: vedi cc. 18 e 19.
Dunque è assolutamente falso che la S. Scrittura non parli in nessun luogo del millennio felice. Se fosse vero, non ci sarebbe mai stata nessuna questione in materia; invece c'è stata, eccome! Vorrebbero attribuire tutto alle sètte, antiche e moderne: sarebbero state esse a inventare il problema: Ebioniti, gnostici, montanisti, antichi; avventisti, testimoni di Geova, ecc., moderni! Se fosse così potremmo dire anche che la S. Scrittura non esiste, bensì è tutto una invenzione dei Protestanti per darsi un programma, giacché essi hanno abusato molto della Scrittura, dando grossi grattacapi. No...!

2) - Contro il secondo punto della prova biblica: rispondiamo egualmente che è falso. L'apparente stretto legame tra la II venuta di Gesù e il Giudizio finale sui morti risorti dipende dallo stile profetico stesso: Gesù usa lo stesso stile degli antichi Profeti. È risaputo da tutti che i Profeti non indicano con chiarezza la prospettiva storica: lo fanno apposta, per provare la nostra fede. Così Isaia mescola la predizione del ritorno dall'esilio di Babilonia con l'annuncio della Redenzione, l'annuncio della Parusia intermedia e l'annuncio del Giudizio finale. Così un po' tutti i Profeti, maggiori e minori.
È l'osservazione accurata dei minimi particolari che permette di distinguere. Così fa anche Gesù nel discorso escatologico: unisce la distruzione di Gerusalemme con la Parusia intermedia e col Giudizio finale. Ma osserviamo i particolari: tra la Parusia intermedia e il Giudizio finale c'è un'interruzione abbastanza sensibile: ci sono parecchie parabole in mezzo, che indicano il passaggio di argomento; per cui la Parusia intermedia sta nel c. 24, mentre il Giudizio finale sta nella seconda parte del c. 25 (di Matteo).
E tra la caduta di Gerusalemme e la II venuta di Gesù c'è legame di tempo strettissimo? C'è legame di somiglianza strettissimo! Come fu castigato Israele infedele, così sarà castigato il cristianesimo infedele! Ma la caduta di Gerusalemme fu la fine assoluta? Così la Parusia intermedia non sarà la fine assoluta!
Notiamo inoltre la circostanza della scelta che faranno gli angeli alla II venuta di Gesù: non prendono tutti, ma solo alcuni, per portarli in alto, assieme a Gesù. Quelli che restano, periscono, muoiono, come, al Diluvio, chi rimase fuori dall'arca di Noè; come con Lot, chi rimase nella pentapoli; come a Gerusalemme, chi rimase entro la cerchia assediata dai Romani, perché non si preoccupò di fuggire sui monti, secondo il consiglio di Gesù.
All'ultimo Giudizio tutti, tutti, tutti si presentano al cospetto del Giudice. La separazione viene solo dopo la sentenza! Che viene prima. Il fatto è illustrato meglio dal passo di S. Paolo ai Tessalonicesi (1 Ts. 4,14ss):- i buoni vengono trasportati sulle nubi ancora vivi, in carne ed ossa, perché, dopo, finita la purificazione della terra, devono ritornare giù e portare avanti la storia trionfante della Chiesa. Lo esige il dogma del peccato originale, che comporta la morte effettiva per tutti, anche per loro.
Questo modo di procedere è dovuto al fatto che ora la terra è tutta occupata, su tutta la sua superficie; e dappertutto c'è grande miscela di pochi buoni e molti cattivi. Per preservare i buoni dal castigo generale non c'è altro mezzo che sollevarli in alto miracolosamente. Ciò è confermato dal fatto che la terra, tutta coperta di cadaveri, sarà data in pasto agli avvoltoi.
Gesù non scende in mezzo ad essi, in nessun posto. Sarà falso allarme il dire: sta nel tal posto o nel tal altro! Quando viene, i buoni saranno risucchiati in alto incontro a Lui.
Dice infatti S. Luca: "In quella notte, due saranno in un letto: l'uno sarà preso e l'altro sarà lasciato... Allora, interrompendolo, chiedono: Dove, Signore? Ed egli a loro: "Ovunque sarà un cadavere, là si raduneranno gli avvoltoi" (Lc 17,34-37). Per dire che chi resta morirà e sarà preda degli avvoltoi; mentre chi è preso, sale incontro a Gesù. Il contesto è quello della fuga, come Noè, come Lot, come gli Ebrei, che non devono tornare indietro, ma fuggire sui monti.
Matteo mette la frase nel contesto dei falsi allarmi: Gesù non mette piede a terra; a terra restano i cadaveri, per gli avvoltoi. Gesù resta in cielo, sulle nubi, come i lampi e i fulmini: là bisogna raggiungerlo.
Questa storia dei cadaveri e degli avvoltoi è pure l'indizio lampante che non si tratta della risurrezione dei morti, come subito prima del Giudizio finale. I buoni restano vivi; gli altri muoiono e finiscono divorati dalle bestie; se si pentono all'ultimo momento, salveranno almeno l'anima, ma non più. Questo appare in modo esplicito e chiarissimo dal passo parallelo dell'Apocalisse (19,17), che dice: "Vidi poi un Angelo ritto sul sole, che gridava a gran voce a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: "Venite, radunatevi al grande banchetto di Dio. Mangiate le carni dei re, le carni dei capitani, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e dei cavalieri, e le carni di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi!".
Con ciò appare falso anche il secondo punto della prova scritturistica della nostra "Summa Theologica".

PROVE IN BASE ALLA TRADIZIONE PATRISTICA

A scanso di equivoci, ricordo che la regola del rispetto assoluto all'analogia fidei vale anche per giudicare della validità o meno della testimonianza dei Padri. Quando il parere di uno o più Padri va contro una verità già assodata e sicura per tutti, deve essere scartato. Ricordo ancora l'ammonimento fatto dall'attuale Pontefice, papa Woytila, alla Commissione Biblica tempo fa (Oss. Rom. 12/4/91, p. 4s): "Bisogna rimanere lucidi sui limiti dei vari metodi ed evitare quanto possono avere di unilaterale, affinché non succeda che, reagendo contro un eccesso, si cada nell'eccesso opposto". Questo è successo appunto nei primi secoli della Chiesa nel modo di spiegare il millennio felice e la Parusia intermedia di Gesù.
Ma seguiamo il ragionamento della nostra Somma teologica. Essa dice (p. 1025): "I Santi Padri attaccano acerbamente qualsiasi forma di millenarismo. S. Gerolamo ricorda la favola dei mille anni (!). S. Agostino, che inizialmente aveva ammesso il Regno dei mille anni, in seguito lo ha rigettato". In particolare, viene ricordata l'opinione del P. Pesch, secondo il quale gli unici Padri che hanno seguito il sogno millenaristico, sarebbero S. Giustino e S. Ireneo, sedotti e illusi dalla loro affezione al vescovo Papia (ibidem).
Per verificare la fondatezza di queste affermazioni, io ho fatto uno studio più diretto dei SS. Padri ed ho pubblicato una serie di articoli. I brani più importanti sono stati riportati anche nelle pagine precedenti. Ebbene, presso la Didaché, la lettera di Barnaba, gli scritti del vescovo Papia, di S. Giustino e S. Ireneo, la verità della Parusia intermedia col suo millennio felice che la segue, è affermata in modo ampio, intero, tranquillo e pacifico, senza la contraddizione di nessuno. La Didaché si ferma alla descrizione della Parusia intermedia, seguendo la falsariga del discorso escatologico di S. Matteo.
Ma gli altri annunciano espressamente il millennio felice, basandosi sulle Scritture e sulla dottrina trasmessa a viva voce. Si riveda lo studio fatto in precedenza! Lì, abbiamo visto come S. Giustino afferma espressamente che riferisce la mentalità non solo propria, ma di tutti i cristiani ben formati (Migne, P.G., tomo VI, col. 663-670): "Io, invece, come del resto tutti i cristiani rettamente informati in ogni cosa, sappiamo che ci sarà la risurrezione della carne ed anche un periodo di mille anni...".
S. Ireneo poi dedica tutto il 5° libro del suo "Adversus haereses" ai problemi escatologici. Ha scritto l'opera per confutare le eresie del suo tempo in base alla dottrina ufficiale della Chiesa di Roma, di cui afferma il primato e l'infallibilità dottrinale del suo Vescovo, il Pontefice della Chiesa universale. Ora, la Parusia intermedia e il millennio felice non le mette tra le eresie da confutarsi, bensì tra le verità da insegnarsi, perché fanno parte del patrimonio comune della Chiesa di Roma. Perché quando parla del primato di Roma, lo si cita sempre per primo come teste qualificato; mentre, quando predica la II venuta del Signore e il millennio felice che la segue, lo si tratta da illuso e ingenuo, che prende lucciole per lanterne? È un controsenso!
Intanto il diavolo lavorava per intorbidire le acque. Suscitò ben presto interpretazioni sbagliate del millennio, con forzature di eccessi opposti, nel tempo o nella natura: tutto all'inizio (Ebrei) o tutto alla fine (Origene); troppo materialismo (ebioniti, gnostici) o troppo spiritualismo (montanisti).
Ci furono naturalmente varie reazioni, alcune moderate e altre estremiste. La verità sta sempre nel giusto mezzo, quindi coi moderati, che seppero conservare l'idea della Parusia intermedia, col suo millennio felice, anche se mescolata ad elementi meno esatti. Così il grande apologista Tertulliano; così il rotore ciceroniano Lattanzio, precettore del figlio dell'imperatore Costantino; così il sacerdote romano S. Ippolito; così il vescovo di Pettau, S. Vittorino; così il vescovo e dottore di S. Chiesa, Metodio; così Commodiano; così in Egitto, il vescovo di Arsinoe, Nepote; ecc.

Invece, gli estremisti sono entrati in collisione con verità già stabilite, peccando contro l' " ANALOGIA FIDEI", e così condannandosi da soli. Cito i principali casi.
1° Gli antichi Ebrei: unirono le profezie gloriose della Parusia Intermedia con quelle dolorose della Redenzione, in un tutt'uno falsificato. Perciò non riconobbero Gesù e lo crocifissero.
2° Gli "àlogoi" dell'Asia Minore: per togliere l'arma principale ai montanisti, negarono l'autenticità giovannea dei libri di Giovanni, i libri del "LOGOS", il Verbo, eliminandoli dal canone. Di qui la denominazione di "A-LOGOI", cioè "senza-il-logos".
3° Origène: per la sua fantasia sbrigliata, di filosofo e viaggiatore, oltre che cultore della Bibbia, cadde nell'eccesso dell'allegorismo spinto, tanto condannato anche dai documenti pontifici più recenti, come abbiamo visto. Così gli fu facile confutare il millenarismo grossolano, dando un altro senso, tutto di fantasia, al passo classico Ap. 19-20. È il primo a inventare questa soluzione, che per la sua fama di esegeta di spicco, ebbe poi molto credito. Ma cadde anche in altri errori. Unendo i passi della Parusia intermedia, come momento del rinnovamento generale di ogni cosa, coi passi della fine, ne trasse l'eresia della cosiddetta "APOKATÀSTASIS PANTON": con ciò ammise la conversione anche dei diavoli e dei dannati in genere, portando tutto e tutti in Paradiso. Non badando all'Alfa e all'Omega dell'Ap., sbagliò anche nell'ammettere la creazione "ab aeterno" degli spiriti e delle anime umane. Finì con l'essere espulso dalla sua diocesi e privato dell'insegnamento catechistico. Purtroppo trovò molti amici a Cesarea di Palestina: e ivi maturò la sua scuola e le sue opere.
4° Eusebio di Cesarea: diede lustro maggiore alla scuola di Origene coi suoi libri storici: in essi mette in cattiva luce i moderati, e loda gli estremisti della fine... Anche Gerolamo ci è cascato; anche Agostino... ! Ma la mentalità mutuata da Origene lo portò ad essere favorevole agli Ariani...! Tanto Gerolamo come Agostino chiamano "favola" il millenarismo grossolano; non condannano quello mitigato!
5° S. Dionigi d'Alessandria: per combattere i millenaristi, divenne anche lui "àlogo", oltreché allegorista spinto. Contro di lui insorse a combattere l'allegorismo il vescovo Nepote, di Arsinoe.
6° A Roma divenne "àlogo", per combattere il montanista Proclo anche il sacerdote Caio. Ma contro di lui insorse S. Ippolito...
7° S. Agostino: dapprima fu giustamente moderato; ma l'autorità di Origene, con Eusebio, Gerolamo ed altri lo portarono a cambiar preferenze: divenne estremista, cadendo nell'allegorismo spinto. L'abbiamo confutato a lungo. Il suo sbaglio appare chiaro negli sforzi che fa per dare una spiegazione plausibile ai particolari del passo di S. Giovanni sul millennio: per es., dice che l'abisso in cui viene legato Satana perché non seduca le nazioni è il cuore dei malvagi...! I malvagi fanno ben altro servizio: essi aiutano Satana a sedurre e trionfare!! Lo stesso si dica delle altre spiegazioni: non stanno in piedi! L'unico punto positivo della sua spiegazione è quello della risurrezione prima quale risurrezione spirituale, anziché fisica del corpo. Questa verrà alla fine.
8° S. Tommaso: non riesaminò di nuovo il problema; lo riassunse in poche parole, ripetendo l'argomentazione centrale di S. Agostino. Così la situazione rimase cristallizzata; ci passarono sopra secoli e secoli, e la teologia si è accontentata di ripetere la stessa antifona fino ai nostri giorni. Ciò dimostra che, essendo argomento poco simpatico, come il discorso sulla morte, ci si è lasciati prendere da un facile irenismo, mettendo la cosa a riposare, nel ripostiglio più remoto della casa e rifiutando a priori di riprenderla in mano, quando qualche anima pia spingeva a farlo.
9° Quanto alla teologia e agli studi più recenti. - Nelle nostre scuole domina dappertutto una preoccupazione critica straordinaria, a base di studi comparati.
Essa ha messo in luce, tra l'altro, l'incompatibilità fra loro di certi passi, tradizionalmente giudicati paralleli e relativi alla Parusia del Giudizio Universale. E stata una critica coraggiosa, che non ha avuto paura di intervenire e correggere il testo stesso; in base alla chirurgia del trapianto, ha costretto i passi supposti paralleli a dire la stessa cosa. Il prelievo dell'organo supposto sano viene fatto sui cadaveri delle lezioni varianti.

Ma che cosa è successo? Con tale metodo si è incappati in un controsenso davvero mirabile: tutta l'umanità fedele dell'ultima generazione, sopravvivente al momento della Parusia, verrebbe esentata dalla pena del peccato originale, vigente in tutti i discendenti di Adamo ed Eva, salvo Maria SS.ma!!! In altre parole, si è fatta la scoperta strabiliante, del tutto sconosciuta alla tradizione biblica, patristica, scolastica, e moderna, che tutti i giusti dell'umanità finale saranno trattati come Adamo ed Eva innocenti nel Paradiso terrestre, prima del peccato e della sua condanna, che dice: "Polvere sei, e polvere ritornerai!". Essi saliranno al Cielo senza morire e verranno glorificati immediatamente, anima e corpo, tutti assieme, senza distinzioni di meriti! Ci creda chi può!
Notiamo che è opinione non soltanto estranea alla Bibbia e alla dottrina ufficiale del Magistero ecclesiastico; bensì è loro frontalmente opposta! La Bibbia in Rm. 5 e in 1 Cor. 15 insegna l'universalità assoluta, in tutti i discendenti di Adamo, dell'eredità di doppia morte: nell'anima per il peccato originale, e nel corpo per la separazione dell'anima da esso, al termine del corso della fase terrestre.
Il Concilio di Trento poi, esponendo sistematicamente la dottrina del peccato originale, ha dato alla Chiesa universale la spiegazione autentica di tali passi, con l'obbligo per tutti di credervi, sotto pena di scomunica, cioè come dogma di fede, di cui nessuno può dubitare. E vero che l'oggetto più diretto era il peccato originale nell'anima; ma solo perché la morte del corpo era considerata come ancor più sicura, data l'evidenza lampante per tutti.
I testi scritturistici di S. Paolo partono dalla morte fisica per salire allo stato del peccato nell'anima, che ne è la causa, per effetto dell'influsso del capostipite su tutti i discendenti: da una parte su tutti (!) il peccato e la morte fisica; dall'altra, su tutti i volenterosi la giustificazione e la risurrezione gloriosa. I due aspetti sono inseparabili. È qui che si deve applicare il criterio dell'"analogia fìdei". L'idea che la Parusia di Cristo sia unica, cioè quella finalissima del Giudizio Universale, entra in collisione frontale col dogma del peccato originale, per il particolare rilevato da S. Paolo in 1 Ts. 4. Perciò è assolutamente da escludersi.

Da tutto questo appare chiaramente che la tesi della nostra Somma Teologica circa il millennio felice, che essa chiama "millenarismo" è totalmente falsa, perché contraria alla dottrina della Chiesa, contraria all'insegnamento della S. Scrittura e dei Santi Padri, nel loro filone più sincero. Resta dimostrata invece la verità della tesi contraria: che le Parusie del Signore sono due.

PROVA IN BASE ALLA RAGIONE TEOLOGICA

È pacifico in teologia che la storia dell'umanità nei suoi rapporti con Dio è divisa in tre distinte epoche: in lege naturae, in lege Moysis e in lege Christi. Le prime due hanno avuto ciascuna il loro momento felice, benedetto da Dio, in una natura materiale altrettanto benedetta e data all'uomo fedele come suo regno meritato, in premio della fedeltà avuta pur in mezzo a provocazioni tremende da parte dei malvagi.
Per l'uomo governato dalla sola legge di natura, tale momento felice fu lo sbarco di Noè dall'arca, per entrare a prendere possesso della terra purificata dalle sozzure dell'umanità ribelle. Per l'uomo governato dalla Legge di Mosè, tale momento felice fu la conquista della terra promessa, dopo l'umiliazione degli Egiziani oppressori e dei popoli cananei, resi insopportabili a Dio per tutti i loro vizi e misfatti. La famiglia genera facendo fruttificare la carne. Il popolo si organizza e governa, facendo funzionare la ragione.
Per l'uomo governato dalla legge di Cristo, non ci sarà nessun momento felice simile a quelli? Egli fa funzionare l'anima, con le sue virtù teologali, sorrette dalla GRAZIA, a somiglianza degli Angeli. Per lui nulla sulla terra? Solo croce e pianto? Nooo...! È assurdo!
Il suo momento felice è il millennio atteso! Ecco il motivo della nostra grande speranza! Questo è il lieto annuncio del nostro libro!
demaita
Per altro intervento sull'argomento cf. Il Ritorno (Venuta intermedia) di Gesù è imminente ?