Francesco I
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Vitus Huonder: morire lefebvriano

di: Lorenzo Prezzi


Vitus Huonder: morire lefebvriano - SettimanaNews

7 aprile 2024
di: Lorenzo Prezzi

Vitus Huonder
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Lo seppelliranno a Ecône, il 17 aprile, accanto alla tomba di Marcel Lefebvre, il fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X.

Così ha voluto mons. Vitus Huonder, vescovo emerito di Coira (Svizzera). Violando una tradizione finora rispettata, mons. Huonder ha confermato al suo successore, Joseph Bonnemain, la sua volontà che verrà eseguita.

Per trent’anni, Coira ha rappresentato il polo tradizionalista della Chiesa svizzera. Dall’episcopato di mons. Wolfang Haas (1990–1997) a quello di Huonder (2007-2019), con la parentesi di mons. A.M. Grab, la più antica sede episcopale al di là delle Alpi è stata teatro di vivaci contrapposizioni nel post-concilio.

Diventato emerito, mons. Huonder ha chiesto di essere ospitato nel collegio che i lefebvriani gestiscono a S. Maria a Wangs. La scelta era coerente alla vicinanza col mondo tradizionalista.

Assieme al superiore generale dei lefebvriani (don Davide Pagliarini) scrive in quell’occasione: «Il solo e unico fine di tale decisione e di consacrarmi alla preghiera e al silenzio, di celebrare la messa esclusivamente tradizionale e di operare secondo la tradizione per il rinnovamento della Chiesa»

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È morto il 3 aprile a 81 anni per un tumore che si è aggravato nell’ultimo mese.

Mons. Bonnemain lo ha visitato in ospedale portandogli l’ulivo benedetto, assicurando la preghiera dei suoi antichi fedeli e il rispetto della sua decisione.

Davanti al malumore di qualcuno, il vescovo ha risposto: «Non spetta a noi giudicare, ma promuovere il dialogo, l’unità e la comprensione […] C’è posto per tutti nella Chiesa cattolica».

Dibattiti e scontri

Eletto dal capitolo del duomo su una terna di nomi suggeriti dalla Santa Sede – è un antico privilegio sempre rispettato –, Huonder ha esercitato il suo ministero in conformità alla tradizione, sollevando frequenti diatribe con quanti chiedevano l’applicazione delle indicazioni conciliari. A pochi mesi dal suo insediamento alcune manifestazioni pubbliche si radunavano con lo slogans “Adesso basta!” (Es Reicht!).

È rimasto celebre l’incidente con gli omosessuali. Durante una conferenza a Fulda (2015, Germania) davanti ai tradizionalisti locali, «per rimettere nella giusta direzione la questione omosessuale dal punto di vista della fede» ha citato il Levitico (20,13): «Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio, dovranno essere messi a morte: il loro sangue ricadrà su di loro».

La maggiore delle associazioni omosessuali svizzera (Pink Cross) lo citò in tribunale. Fu costretto, anche per l’intervento degli altri vescovi, a chiedere scusa. Il tribunale lo assolse e l’associazione non fece ricorso.

Intervenne l’allora presidente della conferenza episcopale, mons. Markus Bŭchel, per ricordare l’opportunità di «affrontare con consapevolezza storica l’omosessualità e trovare un nuovo linguaggio rispettoso e appropriato». Nel 2017 si oppose vivacemente all’apertura per la comunione ai divorziati risposati dell’esortazione post-sinodale Amoris laetitia, sostenendo che la nuova regolamentazione giuridica non fosse applicabile in via generale.

Retractatio

Anche da emerito ha fatto sentire la sua voce. Ha sostenuto l’iniziativa di un’associazione legata alla Fraternità San Pio X che ha portato per le strade della Svizzera la statua della Madonna di Fatima con lo slogan “la Svizzera prega” e, nel 2022, a Stoccarda, in una celebrazione secondo il rito pre-conciliare, ha ammonito i presenti a non farsi ingannare: lo sbaglio della separazione dei tradizionalisti è imputabile alla Chiesa e non a loro.

Arrivato tra i lefebvriani per mantenere aperto il dialogo con la Chiesa istituzionale ha finito per assorbire integralmente le posizioni di questi. In un video in due puntate, messo in onda dal canale Certamen nel 2023, il vescovo fa una vera e propria ritrattazione delle sue precedenti posizioni, una «nuova valutazione della fede dal concilio ad oggi» (cf. SettimanaNews, qui).

Afferma che il cambiamento del rito ha innestato una deviazione teologica irrecuperabile e che le posizioni conciliari sul dialogo ecumenico, sulla libertà di coscienza e la legittimità delle fedi, sono sbagliate. Compresa anche la rinnovata attenzione alle radici ebraiche della fede, da riportare all’anti-giudaismo della tradizione. Grandi elogi per Pio XII e Giovanni XXIII. Maggiori perplessità su Paolo VI e Giovanni Paolo II. Decisa opposizione per papa Francesco, colpevole di una totale rottura della tradizione.

Simon Splenger, responsabile della comunicazione per la diocesi di Zurigo e già responsabile della comunicazione per la conferenza episcopale, afferma: «Vitus Hounder (con la scelta di farsi seppellire accanto a mons. Lefebvre, ndr.) vuole essere ricordato anche dopo la morte come vescovo del movimento scismatico. Huonder condivideva la convinzione della Fraternità secondo cui solo la Chiesa pre-moderna può avere un futuro. Condannava lo sforzo della Chiesa conciliare di volgersi verso la modernità».

Fonte: Vitus Huonder: morire lefebvriano - SettimanaNews/

Mons Lelio Baresi
Huonder ha completamente fallito come vescovo di Coira. Non ha fatto nulla contro i sacerdoti che benedicono gli omosessuali. Invece, ha cacciato i sacerdoti che praticano l'alt-ritualismo.
Mario Sedevacantista Colucci condivide questo
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